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Rocche e cinte murarie |
Tra le testimonianze storiche disseminate un po' ovunque sul territorio piceno, la rete delle strutture difensive rappresenta una specificità di grande rilievo urbanistico e culturale. Arte militare ed esperienze legate all'evoluzione organizzativa della società modellano il paesaggio, offrendo la possibilità di cogliere una chiara continuità insediativa. I primi grandi circuiti di mura sono caratterizzati da alte cortine a piombo senza scarpature, solitamente intervallate da torri angolari o rompitratta, sulla sommità delle quali si concentravano le truppe per il tiro ficcante o di fiancheggiamento.
L'impianto urbano, seguendo un andamento irregolare a "schiena d'asino", è attraversato interamente da un asse viario principale che si allarga presso piazza Temistocle Calzecchi, cuore politico-commerciale del castrum. Altre strade secondarie, parallele o perpendicolari alla prima, seguendo le curve di livello, fiancheggiano edifici religiosi e pievi creando attorno a tali strutture piazze-sagrato. Lavori eseguiti tra il 1433 e il 1466 da Francesco Sforza rinforzano e ampliano ulteriormente le imponenti mura lasciando un'impronta signorile.
Sono ancora visibili le torri di perimetro che uniscono cortine a piombo di matrice trecentesca.
Lungo la val Tesino, Ripatransone offre un tracciato murario che risale a più epoche storiche (dal Medioevo al Rinascimento). Il circuito ad est è costituito da una doppia cinta chiamatata le Fonti.
Osservando Porta S. Domenico dall'interno è evidente che disponeva di un corpo di guardia collocato sopra l'androne di ingresso. Il Rinascimento segna una trasformazione sociale dell'architetto che sperimenta nuove soluzioni generate dalla sapiente evoluzione delle linee spezzate delle facce piane in superfici convesse, nasce una nuova tipologia di bastione.
I dettagli decorativi, così come l'omogeneità dell'intervento strutturale1, riconducono il progetto alla mano dell'architetto Baccio Pontelli messo in opera da Bartolomeo Lucchini tra il 1488 e il 1492. |