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Pinacoteca civica
Palazzo Bonomi-Gera - Piano terra |
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Portare il cursore sulle zone colorate per evidenziare le informazioni relative alle varie sale del museo. Cliccare su ciascuna sala per aprirne la scheda con le informazioni complete.
Sala I (Sala degli affreschi)La piccola sala prende il nome dagli affreschi staccati e dalle sculture qui esposti, provenienti da chiese soppresse o non più esistenti.
Nell’antica chiesa di San Francesco, o di Santa Maria Magna, si trovava la grande “Madonna in trono”, opera dello scultore abruzzese Giovanni Francesco Gagliardelli (Città Sant’Angelo, ante 1495-1526), seguace e continuatore di Silvestro dell’Aquila. E’ una pregevole scultura in terracotta che conserva solo tracce dell’antica policromia; perduto è anche il Bambino, un tempo disteso sulle ginocchia della Madre. Nella stessa chiesa erano collocati anche i due affreschi raffiguranti la “Messa di san Gregorio” e un “Personaggio maschile e motivi decorativi”, che vennero staccati all’inizio del XX secolo. <continua ...>
Vano scala piano terra (Galleria ritratti)La Galleria dei Ritratti si svolge lungo la scala che da terra sale fino al secondo piano. Vi sono raccolti una serie di dipinti, tutti ad olio su tela, databili tra il XVII e la metà del XIX secolo, raffiguranti personaggi legati alla storia di Ripatransone. La maggior parte delle opere non presenta alcun elemento che possa rendere riconoscibili i soggetti, tranne i casi in cui scritte o stemmi ne definiscono l’identità. Va anche ricordato che, soprattutto per i personaggi più celebri e antichi, si tratta di immagini ideali, realizzate anche molto tempo dopo l’effettiva esistenza dei soggetti. <continua ...>
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Palazzo Bonomi-Gera - Primo piano |
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Vano scala primo piano (Galleria ritratti)
Sala II (Sala Vittore Crivelli)La sala prende il nome dal grande pittore veneto-marchigiano Vittore Crivelli (Venezia, 1440 ca – Fermo 1502 ca) cui si devono alcuni dei dipinti su tavola qui esposti.
La “Madonna col Bambino in trono” faceva parte di un trittico, assieme ai santi “Marco”e “Lorenzo”, già nella locale chiesa di San Benigno e poi, dal 1822, nella chiesa di Santa Chiara. Le tre tavole erano incluse in una incorniciatura lignea intagliata e dorata, andata perduta; il pannello centrale è stato trasferito su un nuovo supporto nel 1932. Si tratta di opere tipiche della raffinata ed elegante pratica pittorica di Vittore Crivelli in cui l’artista sopperisce con la ricchezza decorativa ad una certa debolezza del disegno. Ad un unico polittico appartenevano anche i pannelli raffiguranti i santi “Placido”, “Giacomo della Marca”, “Leonardo” e “Giovanni Battista”, anche se per quest’ultimo – forse il più bello tra i san Giovanni dipinti da Vittore - alcuni studiosi suggeriscono una diversa collocazione. ... <continua ...>
Sala III (Salone delle feste)LA COLLEZIONE DI CERAMICHE
La collezione di Ceramiche, cominciò a delinearsi negli anni post-unitari, per merito soprattutto del Canonico Cesare Cellini, tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. Questi, infatti, donò al Museo Civico, fondato ufficialmente il 30 aprile del 1877, la sua ricca collezione di oggetti ceramici di varia provenienza ed altri ne raccolse sollecitando donazioni da cittadini, ecclesiastici, nobili, Enti ed amatori. Ebbe anche la solerzia di elencare in un manoscritto (un libricino a copertina nera di circa 12 x 7 cm. e di una trentina di pagine) oggi quanto mai prezioso, tutti gli oggetti con l’annotazione dei donatori, la minuziosa descrizione dei pezzi e soprattutto la provenienza, per la maggior parte dei casi esatta, avendo fatto tesoro delle indicazioni degli stessi donatori. La successiva catalogazione ministeriale avvenuta nel 1911 non fu altrettanto precisa e spesso si ha difficoltà a riscontrare gli stessi oggetti t ... <continua ...>
Sala IV (Salone delle feste)La loggetta si apre sul salone ed è sormontata dalla balconata dove potevano trovare posto i musicisti o gli spettatori durante lo svolgimento delle feste. In questo ambiente sono stati sistemati dipinti di soggetto profano o allegorico, oltre ad un cassettone marchigiano e ad un monumentale e pregevole cassettone a ribalta veneziano.
Opera di ambito bolognese, databile alla fine del XVII secolo, è l’’Allegoria della Filosofia’ raffigurata da una giovane donna le cui caratteristiche iconografiche sembrano desunte dal De consolatione Philosophie di Boezio: ha una scettro in mano e posa un braccio su due grossi tomi, mentre il ricco abito scivola lasciando scoperta una spalla a significare il disinteresse per l’aspetto mondano della vita a favore dell’attività speculativa.
Ancora un dipinto allegorico è quello con la ‘La Pittura e la Scultura’ impersonate da due giovani donne una delle quali ha in mano tavolozza e pennello, l’altra una testa scolpita; la luce ev ... <continua ...>
Sala V (Sala Vincenzo Pagani)La piccola sala è dedicata al pittore Vincenzo Pagani (Monterubbiano, 1490 - 1568) attivo, con una vasta bottega, in numerose località delle Marche centro-meridionali. Il pezzo più spettacolare è la grandiosa ancona d’altare, in legno intagliato e dorato, che racchiude la “Madonna in trono col Bambino e i Santi Caterina, Nicola da Tolentino, Giuseppe e Agostino”, proveniente dalla chiesa agostiniana di Sant’Elpidio a mare. La chiesa passò in proprietà privata all’inizio dell’Ottocento; nel 1970 il dipinto, assieme all’intero altare, venne acquistato da Uno Gera e donato al Comune di Ripatransone. Il dipinto fu commissionato dalla famiglia Fascitelli, il cui stemma è visibile alla base del trono, ed è databile tra il quarto e il quinto decennio del ‘500. La firma e la data 1529 compaiono invece nella tavola centinata raffigurante la “Madonna in gloria col Bambino e i santi Martino, Michele arcangelo e Giorgio”, dipinta da Vincenzo Pagani per l’altare maggiore della chiesa ripana di S ... <continua ...>
Sala VI (Sala XVII-XVIII secolo)La sala raccoglie pale d’altare e altri dipinti, tutti di soggetto devozionale, collocabili tra il XVII e il XVIII secolo. Molte opere si trovavano nella chiesa di Sant’Agostino a Sant’Elpidio a Mare, di proprietà privata fin dal XIX secolo: i dipinti più importanti vennero acquistati da Uno Gera e donati al Comune di Ripatransone. Tra questi sono le tre pale di Ernst van Schayck (Utrecht, 1567-Castelfidardo,1631), pittore fiammingo, ma naturalizzato marchigiano, attivo in vari centri delle Marche. Nei suoi numerosi dipinti sacri, accanto alle derivazioni dal manierismo locale e alle citazioni baroccesche, si nota l’interesse per la ritrattistica testimoniato dal personaggio, rivolto verso lo spettatore, che emerge dalla “Madonna assunta e i santi Paolo, Lucia e santa martire”. Dello stesso autore sono la tela con l’”Annunciazione”, ispirata al prototipo baroccesco della Pinacoteca Vaticana, e la pala con i “Santi Maria Maddalena, Carlo Borromeo, Francesco, Giuseppe e Antonio Abate” ... <continua ...>
Sala VII (Sala XVII-XVIII secolo)La sala raccoglie pale d’altare e altri dipinti, tutti di soggetto devozionale, collocabili tra il XVII e il XVIII secolo. Molte opere si trovavano nella chiesa di Sant’Agostino a Sant’Elpidio a Mare, di proprietà privata fin dal XIX secolo: i dipinti più importanti vennero acquistati da Uno Gera e donati al Comune di Ripatransone. Tra questi sono le tre pale di Ernst van Schayck (Utrecht, 1567-Castelfidardo,1631), pittore fiammingo, ma naturalizzato marchigiano, attivo in vari centri delle Marche. Nei suoi numerosi dipinti sacri, accanto alle derivazioni dal manierismo locale e alle citazioni baroccesche, si nota l’interesse per la ritrattistica testimoniato dal personaggio, rivolto verso lo spettatore, che emerge dalla “Madonna assunta e i santi Paolo, Lucia e santa martire”. Dello stesso autore sono la tela con l’”Annunciazione”, ispirata al prototipo baroccesco della Pinacoteca Vaticana, e la pala con i “Santi Maria Maddalena, Carlo Borromeo, Francesco, Giuseppe e Antonio Abate” ... <continua ...>
Sala VIII (Sala Coghetti)Il nucleo più consistente delle opere esposte in questo ambiente è rappresentato dai bozzetti di Francesco Coghetti, confluiti al museo di Ripatransone in seguito alla donazione Uno Gera. La raccolta è esemplificativa della vasta produzione dell’artista bergamasco che, trasferitosi a Roma nel 1821, negli anni in cui si confrontavano le esperienze romantiche, puriste e classiciste, elaborò un linguaggio pittorico eclettico, basato sull’insegnamento dei suoi maestri, Giuseppe Diotti e Vincenzo Camuccini, e sul confronto con la tradizione classicista. Questo stile, che secondo la critica contemporanea rappresentava una via intermedia tra l’accademismo tradizionale e le sollecitazioni puriste, lo rese ben accetto a una vasta committenza. Per alcuni dei bozzetti esposti non è stato possibile verificarne la pertinenza a opere documentate, mentre altri permettono di seguire alcune delle più importanti commissioni dell’artista, che si cimentò in una eterogeneità di temi. Il numero consi ... <continua ...>
Sala IX (Sala degli arredi)Il vasto ambiente è coperto da un bel soffitto cassettonato, dipinto a motivi floreali e vegetali. Immediatamente al di sotto corre un alto fregio affrescato con putti reggi-festone, purtroppo danneggiato dalle martellinature di un’antica ridipintura. La decorazione risale all’originario assetto del Palazzo Bonomi ed è assegnabile ad una bottega di pittori ornatisti ascolani attivi nei primi decenni del Settecento.
A destra dell’ingresso, è accostata alla parete la grande incorniciatura dorata di un’alcova, databile alla metà del XIX secolo: è costituita da una coppia di colonnine, culminate da fiamme, e da lesene che sostengono una trabeazione racchiudente una doppia voluta. All’interno, oltre ad una piccola ribalta marchigiana, su cui posa una sculturina lignea dorata raffigurante il gruppo della ‘Madonna di Loreto’, si trovano una serie di quadretti devozionali e un bel ricamo settecentesco su seta. Sulla destra, sono appesi una serie di finissimi rilievi in legno di sog ... <continua ...>
Deposito
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